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L'autotraduzione è una cosa strana. È una pratica molto comune e allo stesso tempo merce piuttosto rara, almeno in certi ambienti - su tutti quello letterario. Se chiediamo a un buon lettore di nominarci un autotraduttore, nella migliore delle ipotesi tirerà fuori dal cilindro Samuel Beckett. Nella peggiore, niente del tutto. Anzi, è probabile che ci chieda, stranito: perché, esistono scrittori che si autotraducono? La risposta è sì: questi scrittori esistono. Quando si tratta di parlare della propria esperienza, però, non sono molto loquaci. Le testimonianze di cui disponiamo sono rare e per di più, appartenendo alla produzione non letteraria, meno commerciale dunque, dei loro autori, hanno solo di rado varcato i confini linguistici entro cui erano state concepite. Da questa osservazione nasce l'idea del libro che tenete tra le mani, e che raccoglie una serie di testimonianze di autotraduttori mai pubblicate prima in italiano. La speranza è che il loro incontro-dialogo in un unico luogo favorisca il confronto tra posizioni diverse, espresse in momenti altrettanto diversi da diversi autori, più o meno noti nel nostro paese.